CORPORATE SUSTAINABILITY REPORTING DIRECTIVE (CSRD): IL BILANCIO DI SOSTENIBILITÀ

Il Bilancio sociale o bilancio di sostenibilità è uno strumento di rendicontazione delle performance di sostenibilità che deve essere redatto secondo linee guida e standard di rendicontazione specifici, i più diffusi dei quali sono quelli predisposti da Global Reporting Initiative (GRI).

Attualmente, nell’ambito profit, la rendicontazione delle informazioni non finanziarie è obbligatoria per le aziende quotate e del settore bancario-assicurativo, di grandi dimensioni (d.lgs. n. 254/2016 che recepisce la direttiva europea 2014/95/UE), mentre è volontaria per la restante platea di aziende.

II Consiglio Europeo ha però approvato, in via definitiva, la direttiva relativa alla comunicazione societaria sulla sostenibilità. La “Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD)” è stata pubblicata in Gazzetta ufficiale il 16 dicembre 2022 ed è entrata in vigore il 3 gennaio 2023.

Ciò significa che le imprese saranno presto tenute a pubblicare informazioni dettagliate in merito alle questioni di sostenibilità: ciò aumenterà la responsabilità di un’impresa, eviterà norme di sostenibilità divergenti e faciliterà la transizione verso un’economia sostenibile.

Introduce obblighi di comunicazione e rendicontazione più dettagliati e garantisce che le grandi imprese e le PMI quotate siano tenute a comunicare informazioni in merito alle questioni di sostenibilità, come i diritti ambientali, i diritti sociali, i diritti umani e fattori di governance.

Le principali novità della Direttiva sono le seguenti:

  • L’ampliamento dei soggetti interessati rispetto alla precedente normativa.
  • L’informativa deve contenere una descrizione:-del modello di business e della strategia aziendali che indichi la resilienza ai rischi connessi alle questioni di sostenibilità, le opportunità per l’impresa connesse alle questioni di sostenibilità e i piani dell’impresa che favoriscono la transizione ambientale;-degli obiettivi connessi alle questioni di sostenibilità e dei relativi progressi, gli interessi degli stakeholder;-del ruolo degli organi di amministrazione, gestione e controllo delle tematiche ESG; dei principali rischi per l’impresa connessi alle questioni di sostenibilità;

    -delle informazioni sulle attività immateriali, compreso il capitale intellettuale, umano, sociale e relazionale.

  • L’obbligo di collocazione dell’informativa nella relazione sulla gestione. Ciò permette una pubblicazione simultanea di informazioni finanziarie e non, con lo scopo di poterle leggere e analizzare in maniera integrata.
  • Il principio di doppia materialità: le imprese sono tenute a specificare sia come i fattori di sostenibilità influenzano lo sviluppo e la performance aziendali (prospettiva outside-inside), sia come l’attività dell’azienda impatta sulla società e sull’ambiente (prospettiva inside-out).
  • Le imprese soggette all’obbligo dovranno rendicontare in accordo agli European Sustainability Reporting Standards (ESRS), in elaborazione dall’EFRAG (“European Financial Reporting Advisory Group”) e che dovrebbero essere approvati dalla Commissione Europea nel mese di giugno. Al momento l’EFRAG ha rilasciato 12 bozze di standard “sector agnostic”, da applicare indipendentemente dal settore di appartenenza dell’impresa, di cui si prevede l’emanazione da parte della Commissione Europea tramite Atti Delegati entro fine giugno 2023. Inoltre, in accordo al principio di proporzionalità, verranno emanati degli standard di reporting specifici semplificati per le PMI quotate, così come degli standard di carattere volontario destinati alle piccole e medie imprese non quotate.
  • La direttiva introduce l’obbligo di redigere il bilancio e la relazione sulla gestione in formato XHTML (conforme al regolamento sul formato elettronico unico europeo) e di contrassegnare (tramite tag) le informazioni sulla sostenibilità. La digitalizzazione delle informazioni ha l’obiettivo di favorire la reperibilità e la fruibilità delle informazioni comunicate.

Il regolamento si applicherà in quattro fasi:

  1. dal 2025 (comunicazione sull’esercizio finanziario 2024), per le imprese già soggette alla direttiva sulla comunicazione di informazioni di carattere non finanziario;
  2. dal 2026 (comunicazione sull’esercizio finanziario 2025), per le grandi imprese attualmente non soggette alla direttiva sulla comunicazione di informazioni di carattere non finanziario;
  3. dal 2027 (comunicazione sull’esercizio finanziario 2026), per le PMI quotate (a eccezione delle microimprese), gli enti creditizi piccoli e non complessi e le imprese di assicurazione captive;
  4. dal 2029 (comunicazione sull’esercizio finanziario 2028), per le imprese di paesi terzi che realizzano ricavi netti delle vendite e delle prestazioni superiori a 150 milioni di EUR nell’UE, se hanno almeno un’impresa figlia o una succursale nell’UE che supera determinate soglie.

Saranno soggette alla Direttiva e dunque, coinvolte nella rendicontazione, quasi 50mila aziende europee, contro le attuali 11.700.

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Fornisci il tuo contributo!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *